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La Legge Gelli ha voluto riformare l’assetto della responsabilità professionale medica e, più in generale, della responsabilità sanitaria. Ma cosa è cambiato a distanza di 6 anni dalla sua entrata in vigore?
Recentemente sono stati resi noti i risultati di una indagine sull’impatto della Legge Gelli-Bianco sulla gestione dei casi di responsabilità sanitaria. L’indagine, condotta da Eurispes in collaborazione con il Tribunale di Roma e con l’Enpam, ha preso in esame quasi 1.300 casi di presunta malasanità introdotti avanti al Tribunale di Roma con ricorso ex art. 696 bis c.p.c. (“Consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite“).
Questi presunti casi di malasanità, pertanto, non trovando definizione stragiudiziale, hanno richiesto, in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 8 della Legge Gelli (“Tentativo obbligatorio di conciliazione“), la presentazione di un ricorso giudiziario che rappresenta dall’entrata in vigore di tale Legge (1° aprile 2017), condizione di procedibilità della domanda di risarcimento.
La ricerca svolta ha dimostrato che solo il 30% dei ricorsi coinvolge direttamente i medici e che nel 65% dei casi viene accertata la presenza di una responsabilità professionale medica o sanitaria con conseguente riconoscimento di un risarcimento a favore del paziente danneggiato o, nel caso di pazienti deceduti, dei suoi eredi.
L’ortopedia (16,3%) è la specialità medica più frequentemente coinvolta nelle richieste di risarcimento per responsabilità professionale medica. E’ seguita da vicino dalla chirurgia (13,2%) e dalla infettivologia (11,7%).
Un dato interessante è rappresentato dal basso numero di richieste coinvolge direttamente i medici.
Nel 70% dei casi esaminati, infatti, la richiesta di risarcimento non è indirizzata personalmente contro i medici, coinvolgendo invece la Struttura sanitaria. In alcuni casi la vicenda di malasanità risulta legata a problemi di tipo organizzativo e non ad un vero e proprio errore medico.
Nel 40% dei casi è coinvolta una Struttura pubblica, nel 36% una Struttura privata e nell’11% una compagnia di assicurazioni o un medico.
Di questi dati non stupisce il maggior coinvolgimento dell’ortopedia, della chirurgia e dell’infettivologia che rappresentano la maggioranza delle richieste di assistenza per malasanità che giungono alla nostra Associazione.
Un dato che riteniamo importante è la percentuale di procedimenti ex art. 696 bis c.p.c. conclusi favorevolmente per il paziente o per i suoi eredi. L’accertamento di una responsabilità professionale medica in due terzi dei procedimenti esaminati è probabilmente dimostrativo della necessità, da una parte, di migliorare, per i convenuti (Strutture sanitarie, medici e/o assicurazioni), la gestione stragiudiziale del contenzioso al fine di evitare di resistere inutilmente, aggravando il lavoro dei Tribunali e, in caso di Struttura Pubblica, il costo per la collettività, dall’altra, per i pazienti, di affidarsi a professionisti esperti in responsabilità professionale medica, per una precisa ed approfondita valutazione preliminare di procedibilità.
Solo affidandosi a legali e medici legali specializzati in malasanità, infatti, sarà possibile studiare adeguatamente la vicenda clinica ed avere conferma dell’esistenza di una responsabilità professionale medica e, conseguentemente, di un diritto a richiedere il risarcimento del danno subito.
Se pertanto ritieni di avere subito un danno per errore medico o più in generale di essere stato vittima di una vicenda di possibile malasanità, rivolgiti a professionisti esperti e seri per una valutazione preliminare di procedibilità. L’Associazione, nel rispetto dei propri obiettivi sociali, potrà assisterti e guidarti in questa verifica che, grazie alle convenzioni stipulate con professionisti esperti e specializzati in malasanità, sarà dagli stessi prestata a titolo gratuito.
Se hai bisogno di aiuto, contatta senza impegno la nostra Associazione.
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