Un’altra possibile contestazione di malasanità per errori medici in gravidanza riguarda l’omessa diagnosi di malformazioni del feto.
Una donna, durante una gravidanza regolare (a basso rischio), viene sottoposta a tre esami ecografici, uno per trimestre di gravidanza. Queste ecografie seppure servano a valutare il regolare sviluppo del bambino, hanno finalità diverse.
L’ecografia del primo trimestre serve infatti a confermare che l’impianto del sacco gestazionale è avvenuto in utero, a verificare se ci troviamo difronte ad una gravidanza singola o gemellare ed a datare l’epoca gestazionale.
L’ecografia del secondo trimestre (morfologica) consente invece di verificare nuovamente l’epoca della gravidanza e, soprattutto, di valutare la corretta anatomia del feto ovvero l’assenza di malformazioni.
L’ecografia de terzo trimestre, infine, valuta la regolarità della crescita del feto, l’inserzione della placenta e misura la quantità di liquido amniotico.
La diagnosi di eventuali malformazioni del feto è pertanto affidata primariamente alla ecografia del secondo trimestre, normalmente eseguita tra la 20^ e 22^ settimana di gestazione, epoca in cui vi è ancora spazio per eseguire ulteriori approfondimenti e, in caso di riscontro di gravi malformazioni, anche per una eventuale interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della Legge 194/1978.
Particolare attenzione andrà pertanto posta dal medico ecografista nell’eseguire la cosiddetta ecografia morfologica. Purtroppo, tutt’oggi, non vi è alcuna norma né indicazione precisa da parte della letteratura scientifica che disciplini il percorso formativo del medico che poi andrà ad eseguire le ecografie in gravidanza. Chi è deputato a valutare l’esperienza dell’operatore prima che lo stesso inizi la propria attività diagnostica di ecografista? Esistono in realtà dei corsi eseguiti in centri riconosciuti ad esempio dal Royal College of Radiologists che consentono al medico di ottenere una “certificazione di addestramento” ovvero una sorta di attestato di acquisita competenza.
Altri elementi di fondamentale importanza per una buona diagnostica ecografica sono rappresentati dal tempo dedicato dall’operatore alla procedura e, non ultimo, dalla qualità dello strumento utilizzato (ecografo di ultima generazione).
Qualora i suddetti “requisiti minimi” non vengano rispettati, con maggiore probabilità si potrà incorrere in errori nella diagnosi ecografica di malformazioni fetali. Deve tuttavia essere detto che non sempre il mancato riscontro di una malformazione rappresenta un errore medico. Il potere di risoluzione dell’ecografia non è infatti assoluto e la possibilità di diagnosticare una malformazione dipende anche dalla sede e dalla dimensione stessa della anomalia fetale, dalla posizione del bambino al momento dell’esame, dalla quantità di liquido amniotico e dallo spessore della parete addominale delle donna.
Difronte ad una contestazione di presunta omissione diagnostica di malformazione fetale, si renderà pertanto necessario verificare attentamente la validità della contestazione alla luce delle linee guida di riferimento (ad. esempio della SIEOG, Società Italiana di Ecografia Ostetrica e Ginecologica) e mediante l’ausilio di un esperto in ecografie ostetriche.
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